Abner Rossi
Inutilmente
si vanno stringendo
nei pugni garanzie.
Inutilmente si vive
ipotizzando un mondo
a misura personale,
immutabile,
che non sgarri dal percorso
solito e amaro,
di consuetudini pietrificate.
E si muore,
non correndo il rischio
del non conosciuto,
del non già fatto,
di ore diverse e strane
che non si susseguono
una all'altra uguali.
E si muore,
per un io immobile
al quale si vieta
mutarsi in noi ,..
quando il plurale
diventa obbligo
necessario e indifferibile.
E si muore,
quando il piangersi addosso
diventa accusa
per l'incomprensione di altri,
che dovrebbero
sostituirci nelle nostre
responsabilità e
al nostro posto,
farsi soggetto e guida
per permetterci di guadare
acque che preferiamo
stagnanti, paludose,
perfino maleodoranti
purchè sicure.
E si muore
quando la rinuncia
diventa filosofia di vita,
da esportare come insegnamento,
quasi imposizione,
per i nostri eredi
che niente hanno da imparare
salvo il come ed il quando
dello scarso uso
di un dono meraviglioso
e misterioso come la vita,
che si preferisce
pensare come solo tempo
da trascorrere in attesa.
Quando proprio l'attesa
è il luogo mentale
meno adatto e meno decente
nel quale vivere.
Eppure abbiamo menti
capaci di costruire
o evitare abissi
e di elevarsi
oltre ogni misura
e circostanza
menti e nobiltà di specie
che usiamo invece
solo per fare gli stessi errori
e agire ripetitivi
comportamenti.
Abner Rossi