La PAC che vogliamo
In Europa è sicuramente necessaria una buona Politica Agricola, adeguatamente finanziata, che permetta ai contadini europei di continuare a produrre, ma deve essere radicalmente diversa da quella attuale.
In agricoltura si deve continuare ad investire. Oggi la spesa pubblica italiana in agricoltura non supera il 2% del totale ed è uno dei settori economici meno sostenuti. Il budget della PAC deve rimanere inalterato, ma bisogna pretendere che sia speso bene.
Vogliamo una Politica Agricola Comune che sia giusta ed equa, che non premi la rendita fondiaria, ma che permette ai produttori e anche alle piccole aziende, di continuare a dare quell’insostituibile contributo in termini di produzione di cibo, di presidio territoriale, di difesa della biodiversità che hanno garantito fino ad oggi. Vogliamo una produzione agricola che non dipenda dal petrolio, che premi le aziende piccole e grandi che adottano sistemi produttivi sostenibili ed estensivi, e che garantisca l’accesso alla terra anche ai giovani.
Per questo, contro i premi alla rendita fondiaria, chiediamo tetti massimi di aiuto alla singola azienda e proporzionali al numero delle persone impiegate. Sostegni che tengano in considerazione anche le tipologie di colture e il metodo di produzione adottato. In particolare vanno sostenuti i produttori che fanno bene all’ambiente e producono cibo sano, come i produttori biologici, i piccoli produttori e i giovani che vogliono avviare un’attività agricola.
Per sostenere i piccoli produttori, è necessario implementare misure che garantiscano una giusta retribuzione per i contadini e un prezzo altrettanto giusto per i consumatori; delle misure dalla burocrazia semplificata, che facilitino la trasformazione dei prodotti in azienda, e che favoriscano tutte le forme di vendita diretta e l’acquisto nelle mense pubbliche di prodotti locali e biologici.
Dalla PAC post 2013, inoltre, ci aspettiamo che investa in ricerca e innovazione per diminuire l’impatto dell’attività produttiva sull’ambiente e che dia la possibilità di ripensare le aree rurali a livello dei territori, favorendo la creazione di biodstretti dove agricoltura ed altre attività economiche possano interagire per far rivivere le aree rurali comprendendo anche l’agricoltura sociale.
Altrettanto importanti devono essere i provvedimenti capaci di arginare le speculazioni finanziarie sul cibo e di promuovere i mercati locali e mettere fine alle pratiche di dumping che danneggiano i contadini del Sud del mondo.
Vogliamo una PAC che rispetti
la sovranità alimentare
ovvero il diritto di tutti noi
di scegliere quale politica agricola vogliamo
e come vogliamo alimentarci.
Bibliografia
Antonio Onorati, Nessuna vende la terra su cui cammina il suo popolo. A parte gli stolti, in “BioAgriCultura”, n.126, marzo/aprile 2011
Franco Sotte, Evidence-based agricultural and rural policy making: methodological and empirical challenges of policy evaluation, 2011
Indice articoli
Pagina 4 di 4