Il Buono Bio - Come coltivare ed allevare il biologico buono

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Come coltivare ed allevare il biologico buono


Tutto parte dalla terra e il bravo contadino bio lo sa! Per questo è particolarmente esperto ed attento nel garantirsi la fertilità del terreno, base della sana crescita delle piante e della salubrità e bontà dei raccolti. Il contadino bio conosce anche quanto sia importante che la sua azienda sia diversificata e complessa, ricca di biodiversità vegetale su cui si possano sviluppare anche la diversità biologica di insetti, microrganismi,
uccelli, mammiferi e di tutti gli esseri viventi che danno stabilità all’agro-ecosistema, rendendo quindi più semplice proteggere le colture da parassiti e patogeni.
In pratica il bravo contadino bio:

• mantiene, e dove serve aumenta, la sostanza organica dei terreni tramite la rotazione delle colture – ovvero alternando specie con radici diverse che “lavorano” per lui –, l’uso dei sovesci – colture che non si raccolgono ma si interrano, sono anche detti “concimi verdi”–, l’utilizzo di compost, letame e altre deiezioni animali e residui vegetali contribuendo così al riciclo di sostanze che altrimenti andrebbero perdute;

• costruisce negli anni un’infrastruttura ecologica aziendale composta da siepi, alberature, fasce inerbite e fiorite;

• sceglie le colture e le varietà tra quelle che si sono meglio adattate alla zona, cosa che non solo facilita la coltivazione ma garantisce anche prodotti buoni e “speciali”, che “parlano” della terra da cui provengono e delle mani che li hanno coltivati. Non utilizza mai prodotti OGM o derivati da tale tecnologia;

• quando necessario protegge le colture con prodotti naturali e non di sintesi chimica, in modo da essere certi di non lasciare residui pericolosi su frutta, verdura, granelle e foraggi.
Il contadino bio conosce gli animali che alleva e quindi fa in modo di farli vivere secondo la propria natura e necessità. In pratica:
• alleva i ruminanti al pascolo per buona parte dell’anno;
• fa in modo che tutti gli animali abbiano quotidiano accesso all’esterno e possano muoversi liberamente;
• li alimenta secondo la propria fisiologia, basando ad esempio l’alimentazione dei poligastrici (bovini, ovini e caprini) sui foraggi, in modo da far ben funzionare il rumine ed al contempo aumentare l’efficienza energetica dell’allevamento (tramite il ridotto uso di mais, soia ed altre granelle che possono essere utilizzate direttamente per l’alimentazione umana);
• non utilizza antibiotici e altri farmaci allopatici in forma preventiva e su tutti gli animali, ma solo sui singoli animali e nei momenti in cui una patologia lo richiede.

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