Il riccio

ALL’INIZIO IL RICCIO ERA LISCIO E ROSEO COME UN PORCELLINO APPENA NATO. Era anche molto piccolo. Da adulto pareva un pugno chiuso. Di animo buono e dolce, non conosceva malizia alcuna e, a volte, come succede agli uomini, quelle sue belle caratteristiche venivano scambiate per stupidità. In pratica era un po’ lo scemo del villaggio, nel nostro caso del bosco. E, come sovente accade nelle scuole, dove bambini timidi e sensibili vengono maltrattati e malmenati dai bulletti di turno, anche il riccio pagava la sua dolcezza. Ogni volta che qualcuno lo incontrava lo spintonava, lo derideva, gli rubava la merenda, gli dava pacche sulla schiena e, non di rado, anche schiaffi in testa. Il riccio sopportava, cercava amicizia, perdonava. Ma dentro di sé era triste e un poco anche spaventato. Non capiva il motivo di tanta cattiveria.

 

Il riccio
 

Era successo addirittura che un giorno il barbagianni avesse tentato di beccarlo di brutto per puro divertimento. Il riccio si salvò infilandosi sotto un sasso e si graffio la schiena. A quel punto il Signore intervenne. Ogni volta che qualche maleducato strafottente gli tirava una pacca o peggio uno schiaffo, al riccio spuntavano immediatamente sul corpo migliaia di aculei pungenti. E il violento di turno riceveva la paga. Ma era fastidioso sentir uscire tante volte gli aculei, perché gli scherzi di mano erano parecchi. Allora il Signore decise di lasciarglieli addosso per sempre. Ora, con quella corazza, il riccio sembra un’animale spaventoso ma se lo guardate da vicino, ha occhi buoni e dolci.