Amici per la pelle

Un tempo gli alberi e la terra erano ottimi amici...... ma un giorno, non si sa perchè, la terra iniziò a criticare gli alberi e ad avercela con loro. Diceva che si divertivano a nasconderle il sole, a privarla della sua luce. Diceva anche che si divertivano a deviare la pioggia destinata a lei. Serbava rancore e non smetteva di dire: “Anche il pesce che vive nell'acqua ha sempre sete”. A partire da quel momento, la terra cominciò ad augurarsi la morte degli alberi. Non faceva che pensare al male che gli alberi le facevano, secondo lei. Ci pensava in continuazione. E più ci pensava,più si innervosiva, più si sentiva ferita dall'atteggiamento degli alberi e più ce l'aveva con loro. E più ce l'aveva con loro, più il desiderio di vendicarsi si impadroniva di lei. Ben presto, a forza di rimuginare sui motivi del suo risentimento, la terra divenne un immenso corpo desideroso di vendetta. Ciascuna delle particelle di polvere che la componevano era piena di collera. Ognuna di esse voleva punire gli alberi.

Ed é così che la terra avvelenò gli alberi. Loro , che erano soliti trovare in lei ristoro e nutrimento, trovarono ormai solo cattiveria e durezza. Anche se” la forza del baobab è nelle sue radici”, parecchi alberi non riuscirono a resistere alla cattiveriadella terra. Alcuni iniziarono a morire. Allora la terra si rallegrò della sua vittoria. Infine avrebbe riacquistato il contatto diretto con il sole e gli alberi non le avrebbero più rubato le sue carezze. Inoltre avrebbe potuto godersi la pioggia; gli alberi non avrebbero più bevuto l'acqua destinata a lei, non avrebbero più impedito all'acqua di raggiungerla. La terra era talmente contenta che iniziò a ridere, a ridere......Quando ebbe finito di ridere , si accorse di avere un po' di sete. Allora pensò di chiamare la sua amica pioggia. La chiamò e la pioggia arrivò. La terra chiese alla pioggia di abbeverarla. E la pioggia accettò ed iniziò a cadere sulla terra. Alla terra piacque la sensazione che le gocce suscitavano in lei e quindi disse alla pioggia: “ oh, ti prego, non smettere! Qualunque cosa succeda non smettere mai più! E' così bello sentir cadere le tue gocce su di me!”.

La pioggia fece quello che la terra le aveva chiesto. Non le capitava tutti i giorni di poter cadere a volontà. In generale, la gente le metteva dei limiti affinchè non esagerasse; la pioggia adorava cadere, cadere.....Ma la terra non aveva posto alcun limite. Era talmente contenta di essersi sbarazzata degli alberi e ora voleva spassarsela! Allora la pioggia cominciò a cadere. Inviò le sue gocce incontro alla terra più debolmente che potè. All'inizio la terra lo apprezzò molto. Ma dopo un po' si rese conto che tutte quelle gocce la bagnavano parecchio. Si sentiva tutta strana. Tutta trasformata. Allora si guardò un po' meglio e si accorse che stava diventando liquida. Ormai il suo corpo era solo fango e c'era talmente tanta acqua dappertutto che si formavano ruscelli. Piccoli ruscelli che le scavavano la carne strappando via piccole zolle di terra. Impaurita, la terra supplicò la pioggia: “Per favore smetti! Adesso basta! Mi farai del male se vai avanti così”.

 

La Terra e la pioggia.

 

Ma la pioggia proseguì come se non avesse sentito: era così contenta di cadere! E tanto piovve che piovve fino all'ultima goccia. Quando smise, la terra era ricoperta di tagli profondi. Aveva freddo. Era dolorante. Si sentiva debole. Non sapeva più cosa fare. Se solo , solo avesse potuto sentirsi meno bagnata! Se solo avesse potuto sbarazzarsi di tutta quell'acqua che la riempiva! Ma come? Come? A un tratto la terra pensò al sole, ai suoi raggi così caldi. Pensò fra se che sicuramente lui avrebbe potuto aiutarla. Allora lo chiamò . E il sole venne. La terra chiese al sole: “sole, bel sole, per favore, aiutami. La pioggia mi ha inzuppata, sono tutta bagnata e ho tanto freddo! Aiutami a riscaldarmi. Ti prego, fai andare via tutta quest'acqua, fa che non ritorni mai più!!!” .

Il sole accettò. Non gli chiedevano tanto spesso di risplendere , di risplendere fino a far scomparire tutta l'acqua. Di solito gli chiedevano di trattenersi un po'... mentre a lui piaceva così tanto risplendere! Il sole riscaldò la terra. Posò i suoi raggi su di lei in modo da far fuggire l'acqua. La terra fu invasa da un dolce calore. Sulle prime si sentì tutta ristorata e ringraziò il sole con tutto il cuore e lo pregava di continuare, era così bello. E il sole continuò. A poco a poco però la terra iniziò a pensare che facesse un po' caldo. Lo disse al sole, ma non c'è peggior sordo del sole quando ha deciso di risplendere, e lui continuò. Ben presto il calore divenne insopportabile. L'acqua era evaporata quasi completamente e la terra aveva di nuovo sete. Ancora una volta chiese al sole di smettere. Ancora una volta lui fece finta di non sentire.... Presto scomparve l'ultima goccia d'acqua presente sulla terra. Presto la siccità le aprì nuove spaccature nella carne. Allora la terra capì che sarebbe morta presto. Presto sarebbe stata ridotta in polveri che il vento si sarebbe divertito a disperdere. Presto sarebbe stata un immenso deserto, senza più alcun canto di uccelli, senza più alcuna compagnia, se non quella del sole che la uccideva a poco a poco. Allora iniziò a ripensare alla sua vita di un tempo, quando gli alberi la proteggevano dagli eccessi del sole e della pioggia, gli alberi, che si frapponevano fra quei due pazzi e lei perchè non la bruciassero, perchè non la annegassero. Gli alberi, che sapevano dire le parole giuste, perchè il sole e la pioggia non esagerassero. La terra decise allora di convocare gli alberi che avevano resistito alla sua cattiveria e di riconciliarsi con loro. Durante l'assemblea disse loro :

“ Cari fratelli, come ben sapete, 'la lingua che si biforca fa più male del piede che inciampa'. Riconosco il mio errore, sono inciampata e non desidero che la mia lingua si biforchi. Per questo vi ho chiamato. Vi chiedo perdono per i vostri fratelli che sono morti a causa della mia cattiveria, ho capito che ' perfino la mosca dal bel volo non diventerà mai un uccello'. Ho capito che occupate un posto di primo piano nella mia vita e che siete insostituibili. Come dice un adagio dei nostri antenati: ' è all'estremità della vecchia corda che si tesse quella nuova', per questo vorrei che facessimo un nuovo patto di solidarietà e di fraternità. Vorrei vivere insieme a voi, poiché la vostra vita è legata alla mia e viceversa. Vi chiedo perdono mille volte....ridatemi la vostra protezione e in cambio vi assicurerò una perennità e una capacità di rigenerarvi per il bene del- l' umanità”.

Dopo essersi consultati a lungo, gli alberi accettarono il patto... ma era troppo tardi perchè la terra potesse ritrovare la sua forma iniziale. Non aveva più acqua, non aveva più forze. In certe zone gli alberi non potevano più rinascere, poiché il dominio del sole era troppo forte. Per sempre.

 

Tratto dal libro “AMICI PER LA PELLE” favole del Benin e del Camerun Ed. EMI di Bonaventure Dossou-Yove e Esoh Elamé

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