Cosa sono i figli?
Sono il modo che ha inventato la nostra specie per raggiungere l’immortalità.Il tentativo è di lanciare attraverso il DNA “tutto ciò che siamo” nel futuro.
Serve l’amore per fare i figli.Per farli materialmente. Ogni evento stressante rischia di distogliere energia ed attenzioni da questo compito primario. Far l’amore è bello, è ludico, è fonte di salute, ma, alla fine, è ancora il mezzo migliore per fecondare una nuova vita.L’amore serve poi per crescerli i figli.Se non investiamo tempo, progettualità, educazione, non creeremo quell’attaccamento e quelle sicurezze che permetteranno ai nuovi venuti di affacciarsi al mondo senza troppe fragilità.
Attenzione però, anche il troppo amore può danneggiare.I figli non sono nostre proprietà.Il nostro compito è proteggerli, aiutarli a superare gli ostacoli incoraggiandoli, ma, al momento opportuno, dobbiamo tagliare il cordone ombelicale e spingerli all’autonomia. Perché i nostri figli possano fare meglio di noi, occorre superare il nostro egoismo possessivo e staccarci da loro.
Il cammino con i figli.
Il camminare consapevole, fra i tanti pregi, ha anche quello di contenere in sé gli elementi essenziali di un sano approccio al diventare grandi. Contatto con la realtà vera del percorso e della natura attraversata, stimolando senso di scoperta ed avventura.Contatto con le persone in carne ed ossa incontrate nel viaggio, guardandosi negli occhi e parlandosi con sincerità.Contatto col nostro spazio interiore, perché le lunghe ore dell’andare favoriscono le capacità meditative.Col cammino educhiamo i nostri figli alla sensorialità, alla relazione, all’introspezione e, perché no, al saper reggere la fatica e gli inconvenienti.
C’è un ulteriore ed attualissimo compito.Se consideriamo i primi importanti studi sui danni al cervello di un uso eccessivo delle macchine intelligenti, capiamo a fondo l’importanza di controbilanciare la tecnologia spersonalizzante con pratiche che privilegiano corpo ed emozioni.Le nuove generazioni crescono modellandosi su strumenti artificiali sempre più veloci, potenti e freddi.Così facendo si perde empatia per la vita interiore degli altri, che si apprende solo per contatto diretto.Creando realtà immaginarie e virtuali, si perdono per strada le nostre doti più avanzate, in cui ci siamo specializzati per migliaia e migliaia di anni, che sono quelle empatiche e relazionali.
Se camminiamo nella natura coi bambini li salviamo da un monocervello iperintelligente, ma deprivato della possibilità di riconoscere ed esprimere il calore umano.
Guido Ulula alla Luna
La compagnia dei cammini