Dopo un anno Remedia riprende la pubblicazione di articoli importanti per la salute. Ci permettiamo condividere l'ultimo articolo a proposito di ''prodotti erboristici'' sperando di fare cosa gradita ai nostri frequentatori di sito. Grazie naturalmente a Remedia, come sempre.

 

botanica. Nelle ultime settimane sono apparse su web e mass media articoli che parlano di una Direttiva Europea che renderebbe illegale i preparati a base di erbe. Notizie che hanno destato notevoli preoccupazioni e perciò ci sembra opportuno dare informazioni più precise a riguardo.
Il Parlamento Europeo il 31/3/2004 ha emanato la Direttiva 2004/24/CE riguardante i cosiddetti Medicinali Vegetali Tradizionali, cioè medicinali a base di erbe. La norma prevede una registrazione semplificata per i medicinali a base di erbe che hanno un uso tradizionale almeno trentennale nella CE. Come termine ultimo per la piena entrata in vigore è stato fissato l’aprile 2011.
Come al solito nel nostro Paese ci siamo accorti tardivamente di questa Direttiva che è stata recepita con il D.L. 219/2006 più di 4 anni fa. L’obbiettivo del legislatore europeo era di permettere di registrare prodotti a base di erbe come medicinali anche in assenza di costosissime prove scientifiche sull’efficacia e sulla sicurezza. In altre parole la direttiva dice: se un preparato a base di erbe è stato usato da almeno 30 anni senza che siano stati notati gravi effetti collaterali si presume che sia efficace e sicuro. Di per sé una buona idea perché si parte comunque da una sperimentazione sicuramente più attendibile di quelle che attuano le case farmaceutiche per dimostrare l’efficacia e la sicurezza dei farmaci di sintesi.
Una legge che sembra fatta a favore delle erbe e del loro utilizzo perché così finalmente sarà permesso di indicare le proprietà terapeutiche delle erbe e i prodotti a base di erbe saranno mutuabili. Ma in realtà assomiglia più a un cavallo di Troia. Vediamo perché.

E’ importante sapere che precedentemente la CE aveva deliberata una nuova distinzione tra alimento, integratore e medicinale. La nuova definizione dice che quello che può essere usato come medicinale è medicinale e non può essere né integratore né alimento, mentre prima era il produttore a decidere se presentare il prodotto come alimento, integratore o medicinale.
Per fare un esempio: se qualcuno registra la tintura di salvia come Medicinale Vegetale Tradizionale, che ora tecnicamente è possibile senza spese esagerate, nessuno la può più vendere come integratore o come alimento, anche se probabilmente la quantità di salvia assunta con la tintura è inferiore a quella ingerita mangiando foglie di salvia fritte in pastella.

Perciò la Direttiva in questione dà all’industria farmaceutica la possibilità di registrare con costi limitati prodotti a base di erbe che poi non possono più essere preparati e venduti come prodotti erboristici. Anche se fin d’ora l’industria farmaceutica non ha ancora fatto uso di questa possibilità, il reale pericolo della Direttiva è questo.

Bisogna considerare che al momento in cui il prodotto a base di erbe diventa un medicinale deve sottostare alle regole che valgono per i medicinali: titolazione dei principi attivi per ogni lotto, produzione in una officina farmaceutica, vendita solo in presenza di un farmacista… Questo esclude tutti i produttori non industriali e gli erboristi.

Fatte queste premesse bisogna dire che attualmente la situazione dei prodotti erboristici non sembra preoccupante. Prima di tutto perché fino ad oggi in tutt’ Europa sono state avanzate poche richieste di registrazione di medicinali vegetali tradizionali il ché rende la Direttiva praticamente lettera morta. Invece, seguendo l’esempio dell’Italia che ha collocato i prodotti erboristici obbligatoriamente tra gli integratori alimentari, anche in altri Paesi europei i produttori hanno iniziato a registrarli come integratori. Così gli integratori a base di erbe sono ormai una realtà europea difficilmente ignorabile da parte del legislatore.

Il futuro dipenderà molto da come saranno interpretate le varie norme nel caso in cui si vada a un confronto tra medicinale vegetale e integratore a base di erbe e se si permetterà una convivenza dello stesso prodotto come farmaco e erboristico. Vedremo…

Descritta la situazione attuale mi sembra opportuno illuminare un aspetto che si è perso in questa discussione. I Medicinali Vegetali Tradizionali sono per definizione medicinali che contengono principi attivi ricavati da piante invece che sintetizzati in laboratorio. Perciò non hanno niente a che fare con un preparato fatto secondo l’antica tradizione erboristica e quello che saranno i prodotti erboristici del futuro. Per gli antichi erboristi ogni preparato era un modo di fissare un particolare aspetto dello spirito della pianta, di catturare il messaggio della pianta. Non era il principio attivo che rendeva efficace il preparato, ma era il messaggio. Ogni specie di pianta lungo l’evoluzione ha sviluppato precise caratteristiche, quasi un carattere in cui si esprimono qualità, atteggiamenti ecc., e tutto ciò si rispecchia nella forma della pianta. Sono questi messaggi che aiutano l’uomo a guarire nel profondo.

Poi con lo sprofondare nel materialismo si è passati dal messaggio alla sostanza chimicamente attiva, al principio attivo. E’ logico che in un corpo umano visto come macchina un messaggio non serve a niente. Però abbiamo visto dove porta questa visione dell’uomo, i risultati sono sotto gli occhi di tutti e non mi sembra necessario citare tutto quello che non va oggi nel mondo.

L’erboristeria del futuro, che cerchiamo di praticare già oggi, lavorerà solo marginalmente con i principi attivi e userà invece primariamente i messaggi delle piante che aiutano l’uomo a trovare un equilibrio a un livello più profondo e più sottile, a crescere e a seguire il suo cammino evolutivo. Il problema è che un legislatore che non riconosce gli aspetti immateriali farà delle leggi che impediscono la diffusione di preparati di questo tipo. Di questo ci dobbiamo preoccupare!

Hubert di Remedia

 

 

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