Left in the dust

L’eredità radioattiva di Areva nelle città del deserto del Niger

Maggio 2010


Areva è la multinazionale francese leader mondiale nel campo dell'energia nucleare ed è l'unica presente in ogni attività industriale a essa connessa: miniere, chimica, arricchimento, combustibili, ingegneria, propulsione nucleare e reattori, trattamento, riciclaggio, stabilizzazione e stoccaggio delle scorie nucleari. Areva è anche la società detentrice del brevetto del reattore EPR (reattori europei a acqua pressurizzata). Secondo i piani del governo italiano, proprio quattro reattori EPR dovrebbero essere costruiti nel territorio italiano.
Areva, spinge per una nuova rivoluzione nucleare e, pur essendo già operativa in oltre 100 Paesi nel mondo, tenta di estendere le sue attività nel settore nucleare verso nuovi mercati. Si sta impegnando moltissimo nelle sue pubbliche relazioni per convincere i governi, gli investitori e l’opinione pubblica che il nucleare è oggi sicuro e pulito, cercando di presentarlo come una tecnologia 'verde’. Gli effetti devastanti causati da questo allarmante malinteso si stanno già facendo sentire. Produrre energia nucleare richiede un’attività mineraria per l’estrazione di uranio che è distruttiva e mortale.
L'estrazione dell'uranio può avere effetti catastrofici sulle comunità che abitano vicino alle miniere e per l'ambiente per migliaia di anni. Questi effetti nocivi si stanno sentendo fortemente in Niger, Africa.
Il Niger è un paese senza sbocco sul mare, posizionato nell’Africa sahariana occidentale, con il più basso indice di sviluppo umano sul pianeta. Caratterizzato da un territorio desertico e arido, scarsamente coltivabile e molto povero, e da gravi problemi sociali quali un’enorme disoccupazione, bassi livelli di istruzione, diffuso analfabetismo, scarse infrastrutture e instabilità politica.

niger.

Tuttavia, il Niger è ricco di risorse minerarie, come l’uranio. AREVA ha iniziato a concentrare i suoi sforzi minerari nel nord del Niger 40 anni fa, proponendo questa sua attività come un salvataggio economico di una nazione depressa. Invece, l’attività di Areva è stata in massima parte distruttiva. Le detonazioni e le trivellazioni in miniera causano enormi nuvole di polvere, montagne di rifiuti industriali e enormi mucchi di fango rimangono esposti all'aria aperta; lo spostamento di milioni di tonnellate di terra e roccia rischia di compromettere le sorgenti d’acqua sotterranee.
Una gestione negligente del processo di estrazione può causare il rilascio di sostanze radioattive nell'aria, infiltrazioni nelle falde acquifere e contaminazione del terreno intorno alle città minerarie di Arlit e Akokan. Ognuno di questi fattori causa danni permanenti all’ecosistema ambientale ed è in grado di creare enormi problemi di salute per la popolazione locale.
L'esposizione alla radioattività causa problemi delle vie respiratorie, malattie congenite, leucemia e cancro, per citare solo alcuni degli impatti sulla salute. Purtroppo, i problemi di salute abbondano in questa regione, e i tassi di mortalità legati a problemi respiratori sono il doppio di quello del resto del Paese.
Eppure AREVA non si assume la responsabilità di eventuali impatti e gli ospedali locali, controllati da questa stessa società, sono stati accusati di non aver diagnosticato molti casi di cancro. Areva sostiene che nessun caso di cancro è attribuibile alle attività minerarie.
L'agenzia governativa che dovrebbe monitorare o controllare le azioni di AREVA è sottodimensionata e con scarsi fondi. Per anni, le ONG e agenzie internazionali hanno cercato di analizzare e valutare i livelli pericolosi di radiazioni in Niger. Ma non è mai stata possibile una vasta e indipendente valutazione degli impatti minerari dell'uranio.
Nel novembre 2009, Greenpeace - in collaborazione con il laboratorio francese indipendente nigerino CRIIRAD e la rete di ONG ROTAB - è stata in grado di realizzare un breve monitoraggio scientifico del territorio, con la misurazione della radioattività di acqua, aria e terra intorno alle cittadine minerarie di AREVA.
I risultati sono stati inquietanti:

• In 40 anni di attività, 270 miliardi di litri di acqua sono stati utilizzati nelle miniere, contaminando l'acqua e impoverendo la falda acquifera. Saranno necessari milioni di anni per riportare la situazione allo stato iniziale.

• In quattro campioni di acqua su cinque che Greenpeace ha raccolto nella regione di Arlit, la concentrazione di uranio è risultata al di sopra del limite raccomandato dall'OMS per l'acqua potabile. I dati storici indicano un graduale aumento della concentrazione di uranio nel corso degli ultimi 20 anni, compatibile con l’influenza determinata dalla sfruttamento delle miniere. Alcuni dei campioni di acqua hanno mostrato anche quantità disciolte di radon radioattivo.

• Una misurazione del radon effettuato alla stazione delle forze di polizia a Akokan ha mostrato una concentrazione di radon nell'aria tra le 3 e le 7 volte superiore ai livelli considerati normali nella zona.

• Le frazioni di polveri sottili hanno mostrato un aumento della concentrazione di radioattività due o tre volte superiore a quello della frazione grossolana. L’aumento dei livelli di uranio in microparticelle comporta rischi molto maggiori di inalazione o ingestione.

• La concentrazione di uranio e di materiali radioattivi in un campione di suolo raccolto nei pressi della miniera sotterranea di Akokan è risultato circa 100 volte superiore ai livelli normali nella regione, e superiore ai limiti consentiti a livello internazionale.

• Per le strade di Akokan, i livelli di radioattività sono risultati essere fino a quasi 500 volte superiore al fondo naturale. Una persona che passa meno di un'ora al giorno in quel luogo per un anno, potrebbe essere esposta a un livello di radiazioni superiore al limite massimo consentito in un anno.

• Sebbene AREVA sostenga che nessun materiale contaminato provenga dalle miniere,

Greenpeace ha trovato diversi pezzi di scarti di metalli radioattivi al mercato locale di Arlit, con indice di radioattività pari fino a 50 volte i livelli normali. Gli abitanti del luogo usano questi materiali per costruire le loro case.
Dopo che Greenpeace ha pubblicato i primi (parziali) risultati della sua indagine, a fine novembre 2009, AREVA avrebbe dovuto intervenire. Solo alcuni dei luoghi risultati radioattivi secondo il monitoraggio di Greenpeace in uno solo dei villaggi minerari sono stati ripuliti. Tuttavia, questa limitata bonifica non diminuisce la necessità di uno studio completo, in modo da rendere sicure tutte le aree.
Greenpeace chiede uno studio indipendente intorno alle miniere e nelle città di Arlit e Akokan, seguito da una completa bonifica e decontaminazione. Devono essere attivati i controlli necessari per garantire che AREVA rispetti le normative internazionali di sicurezza nelle sue operazioni, tenendo conto del benessere dei suoi lavoratori, dell’ambiente e delle popolazioni circostanti.
AREVA deve iniziare a comportarsi come una società responsabile, così come pretende di essere. Deve informare i propri lavoratori e la comunità locale sui rischi delle miniere di uranio: molte persone in Niger non hanno mai sentito parlare di radioattività e non comprendono che l'estrazione dell'uranio è un’attività pericolosa.
La popolazione di Arlit e Akokan continua a vivere respirando aria inquinata, da terreno e acqua contaminata. Ogni giorno che passa, i nigerini sono esposti a radiazioni, a rischio di malattie e povertà - mentre AREVA guadagna miliardi sfruttando le loro risorse naturali.
La popolazione del Niger merita di vivere in modo sicuro, pulito e in ambiente sano, e di partecipare agli utili della sfruttamento della sua terra. AREVA, con il suo tentativo di creare un rinascimento nucleare, minaccia di far perdere a queste comunità la maggior parte delle risorse basilari, attraverso la contaminazione di aria, acqua e terra.
L'energia nucleare rappresenta una scommessa sulla nostra vita, sulla salute e l’ambiente sin dall'inizio della catena di produzione nucleare: l’attività di estrazione dell'uranio. L’energia nucleare è pericolosa e sporca e non ha alcun ruolo nel futuro dell’energia, perché non è un’energia sostenibile.
Greenpeace chiede una rivoluzione energetica basata sullo sviluppo sostenibile, conveniente e sicuro delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica.

 

Greenpeace 

 

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