“Si ha un conflitto d’interesse quando ci si trova in una condizione nella quale il giudizio professionale riguardante un interesse primario (la salute di un paziente o la veridicità dei risultati di una ricerca o l’oggettività della prestazione di un’informazione) tende a essere indebitamente influenzato da un interesse secondario (guadagno economico, vantaggio personale)” Bobbio 2001.

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Nella medicina di oggi, sia nell’ambito della ricerca biomedica, che nell’applicazione clinica di tutti i giorni, i problemi suscitati dai conflitti di interessi sono sempre più importanti. Il conflitto di tipo monetario è certamente quello più evidente, più facile da individuare, più riprovevole, meno tollerato, più spesso dibattuto: l’uso o il mancato uso di una tecnica, di una apparecchiatura o di un farmaco o di un vaccino possano spostare l’impiego di rilevantissime somme di denaro, ed i medici lavorano in un mondo nel quale gli interessi economici che entrano in gioco sono spesso giganteschi. Sono uomini come tutti gli altri e hanno, quindi, desideri, ambizioni e progetti come tutti gli altri componenti della società.
Esistono molte altre  occasioni in cui entra in gioco il conflitto di interesse, non misurabili in termini economici. Per esempio è possibile manipolare i dati per ottenere la pubblicazione di un lavoro su una rivista scientifica (sapendo che i risultati positivi vengono accolti più favorevolmente di risultati negativi), o su un giornale divulgativo (sapendo che certe notizie fanno più colpo di altre), per sostenere le proprie teorie o per screditare quelle di un contendente, per dimostrare l'infondatezza di un'accusa penale, per favorire il proprio punto di vista su una determinata questione o per contrastare posizioni non accettabili. Questo succede spesso in chi intreccia attività clinica e ricerca.

La scienza moderna si presenta come un sapere oggettivo, una conoscenza oggettiva, attendibile e razionalmente fondata. che si prefigge di descrivere e spiegare la realtà naturale così come essa è. Molti, ed io con loro, ritengono invece che il sapere scientifico sia piuttosto un sapere parziale, approssimato e sempre correggibile – cioè riformabile – che un sapere incontrovertibilmente vero. Presupposto fondamentale è che le affermazioni scientifiche rispettino l’etica, ed il ricercatore ha il dovere di effettuare le proprie osservazioni, riportandole in modo completo e fedele. Nella ricerca biomedica, soprattutto in quella più strettamente connessa con i problemi clinici, gli orientamenti di un ricercatore possano essere diretti e motivati non solo dai problemi conoscitivi o dall’esclusivo desiderio di trovare un rimedio a situazioni morbose, ma anche da interessi personali o da quelli connessi con le istituzioni di cui quel ricercatore fa parte. Un numero più o meno rilevante delle ricerche che vengono oggi condotte non sono così neutrali ed oggettive come sarebbe desiderabile fossero. Secondo alcune valutazioni circa i 3/4 delle ricerche biomediche che vengono condotte attualmente nelle strutture assistenziali sarebbero sostenute dall’industria farmaceutica. In un documento pubblicato il 22 Marzo 2005, un’apposita commissione istituita dalla Camera dei Deputati del Parlamento del Regno Unito ha dichiarato che: “l’influenza dell’industria si è estesa a tal punto che ormai numerose attività si muovono contro il pubblico interesse ….”. Nel nostro paese, alcuni studiosi hanno sostenuto che la ricerca e la pratica cliniche sono sensibilmente influenzate dal mondo dell’industria e che i clinici sono esposti al pericolo di prendere decisioni che non sono sempre legate all’interesse del paziente del quale hanno il dovere di prendersi cura.

Quanto abbiamo appreso dal New York Times in questi giorni supera però le peggiori aspettative. Il Dott Biederman è il più famoso esperto mondiale di psicofarmaci antipsicotici, ha redatto molte delle linee guida a livello internazionale che regolano la somministrazione di antipsicotici ai bambini. A lui si devono gli indirizzi sui farmaci da utilizzare sui bambini iperattivi e distratti. Oltre che competenza scientifica possiede evidentemente anche l’invidiabile capacità di predire il futuro, dal momento che ha presentato i risultati dei propri studi clinici sull'efficacia di uno psicofarmaco (Risperidone) prima ancora di iniziarli. Gli inquirenti hanno esibito email e documenti interni della multinazionale farmaceutica Johnson & Johnson che dimostrano come la società intendesse servirsi del suo rapporto  privilegiato con il dottor Biederman per aumentare le vendite degli psicofarmaci, incluso il famoso “Concerta”, psicofarmaco per la sindrome “ADHD” (Iperattività e Deficit di Attenzione), con studi pilotati atti a ridimensionare i pericoli di effetti collaterali sui piccoli pazienti.

tanti-bambini.

E’ sufficiente questo esempio per dimostrare che la ricerca scientifica non è indipendente?

 

http://www.governo.it/bioetica/testi/Conflitti_interessi.pdf

http://www.pensiero.it/continuing/ebm/med/conflitto_med2.htm

www.giulemanidaibambini.org

Eugenio Serravalle 

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